LA LEGGE DI RIFLESSIONE
Sostanzialmente, la legge di riflessione dice che l’angolo di incidenza della luce è uguale all’angolo di riflessione.
Ovviamente questo sarebbe ben visibile all’occhio se puntassimo un raggio laser contro una parete perfettamente piana o contro uno specchio.
Dato che abbiamo a che fare con sorgenti di luce il cui fascio è molto più ampio e debole e le superfici spesso non sono né perfettamente lisce né perfettamente piane, questo fenomeno non è sempre visibile a occhio nudo ma il principio è lo stesso.
Ciò ci torna utile quando vorremo rimbalzare il flash contro una parete o un soffitto per avere indietro una luce direzionata e diffusa.
Ovviamente se la superfice è molto rugosa (come quella di molti muri intonacati) i raggi riflessi si scompongono leggermente e la luce diventa meno incisa, più morbida.
LA LEGGE DELL’INVERSO DEL QUADRATO
La legge dell’inverso del quadrato definisce che l’intensità della luce irradiata da una fonte luminosa puntiforme è inversamente proporzionale al quadrato della distanza dalla sorgente luminosa stessa.
In poche parole, se da una qualsiasi sorgente luminosa (flash, lampada, pannello led o altro), a un metro ho una certa intensità luminosa, a due metri ne avrò un quarto, a quattro metri un sedicesimo e così via.
Questo spiega anche il motivo per cui in studio si preferisce usare dei flash con potenze molto superiori rispetto agli speedlight e che permettono di essere piuttosto distanziati dai soggetti in modo da non includerli nella inquadratura.
Un esempio può essere una fotografia in studio di un gruppo famigliare, supponiamo di tre persone, con un solo flash diffuso da un ombrello.
Le tre persone poste frontalmente rispetto al punto di ripresa occuperanno una larghezza di almeno 1,5 mt. Se il nostro flash viene posto diagonalmente rispetto a loro, la differenza
di luce tra la persona più vicina alla sorgente di luce e la più lontana di circa un quarto di potenza.
Altro esempio è in una fotografia di ritratto con un fondale bianco alle spalle del soggetto e a 2m di distanza.
Posizioniamo la luce davanti al soggetto, poco più in alto, inclinato e a distanza di 50cm appena sufficiente per non farlo entrare nell’inquadratura. Calcoliamo l’esposizione sul soggetto e notiamo che il fondale non sarà più bianco ma grigio.
Questo succede perchè il fondale riceve circa 1/16 di luce in meno rispetto alla parte illuminata del soggetto.
Importante: la caduta di luce è tanto più evidente quanto è vicina la sorgente rispetto al soggetto e quanto invece è lontano il soggetto rispetto allo sfondo.
LUCE DURA – MORBIDA: DIMENSIONE DELLE SORGENTI E DISTANZA DAL SOGGETTO
I flash speedlight sono fonti di luce piccole e, quindi, producono una luce dura.
Per ammorbidire la loro luce, si trovano sul mercato diffusori di vario genere, che vanno da piccoli accessori da applicare sulla loro testa ad adattatori per soft box, ai vari ombrelli traslucidi o riflettenti.
La regola dice che la luce diventa più morbida con l’aumentare dimensione della fonte luminosa e alla maggior vicinanza dal soggetto.
Ricordo che la definizione di luce morbida significa un passaggio molto graduale e delicato tra la parte in luce e quella in ombra, ovvero un ombra senza confini netti, mentre sappiamo che la luce dura produce ombre molto più nette cui contorni si possono tracciare con una matita.
di Rino Tesio, Angel di IO FOTOGRAFO©