L’uso dei flash, da sempre viene visto da molti fotoamatori come un qualcosa da evitare, perché convinti che questi strumenti creino una luce innaturale e spaventati dalle difficoltà nel gestirli.
Ci sono fotoamatori (un professionista deve per forza saperli usare) che possiedono un flash nel loro corredo fotografico ma non lo hanno neanche mai usato.
“Io fotografo solo in luce naturale, che è la più bella luce che esista!”
Vero, ma solo in parte.
Sappiamo che la luce naturale si definisce per quantità ma anche per qualità, ovvero dura o morbida, calda, fredda ecc., variabili legate all’ora del giorno, alle condizioni meteo, alla stagionalità.
Quindi, se usiamo solo quella dobbiamo adeguarci alle condizioni che troviamo in quel momento oppure rinunciare a scattare.
Se fotografiamo paesaggi siamo legati per forza alla luce naturale e quindi dobbiamo comportarci di conseguenza, tenendo presente che durante quella che possiamo definire una bella giornata di sole, le ore di luce buona sono poche e abbastanza scomode, vale a dire prima dell’alba e dopo il tramonto.
Ma se fotografiamo un ritratto la cosa cambia totalmente.
Mediante l’uso sapiente del flash possiamo, per esempio, simulare un tramonto in pieno giorno, creando immagini suggestive che sembrano scattate proprio in luce naturale, oppure schiarire le ombre in controluce con quella che si chiama fill in o luce di riempimento.
Ci sono anche situazioni come i matrimoni dove i fotografi devono per forza adattarsi alle condizioni di luce che si trovano quel giorno, ed ecco che i nostri flash ci vengono in grande aiuto. Per non parlare della maggior parte delle chiese.
La stessa cosa vale per lo still-life e molti altri generi dove l’uso di una luce artificiale è imprescindibile.
Quindi, ostinarsi a voler usare solamente la luce naturale può essere uno stile ma anche un limite.
Io amo dire che, grazie ai flash, mi rendo padrone della luce e non dipendente da essa.
Questo articolo si limita a spiegare le cose basiche, ma che vanno apprese per poter approcciare l’uso di questo strumento in modo efficace, con divertimento e stupore!
Iniziamo a capire come è fatto il flash cobra (che viene definito in questo modo per la sua forma), chiamato anche flash a slitta o speedlight, e le sue varie funzioni.
COME SI ALIMENTANO I FLASH
FLASH ALIMENTATI A BATTERIE STILO AA
I flash cobra generalmente vengono alimentati da quattro batterie stilo AA, le quali alimentano un condensatore (un accumulatore di energia) che, quando raggiunge la piena carica, consente di far partire il lampo.
Molti flash segnalano quando sono pronti allo scatto mediante una spia o, addirittura, attraverso un segnale acustico (segnale di pronto flash).
Finche’ il condensatore non ha ricevuto la carica necessaria dalle pile non lascia partire il lampo; il tempo di ricarica dipende dalla potenza del flash richiesta e dal livello della carica delle pile.
In poche parole, più si richiede la potenza del lampo, più lungo sarà il tempo di ricarica. Man mano che si scatta il tempo si allunga in quanto le batterie perdono potenza.
La potenza del flash varia da 1/1 (piena potenza) e diminuendo a passi di uno stop alla volta (con la possibilità di procedere a terzi di stop) scende fino a 1/128 o 1/256.
In sintesi, possiamo ipotizzare che a 1/1 il tempo tra due lampi possa essere di un paio di secondi con le batterie a piena carica; man mano che si scatta e le pile si scaricano, questo tempo aumenterà, fino a 5/6 secondi.
Scattando 1/128 della potenza del flash, il tempo tra due lampi a pile piene sarà di una frazione di secondo; con meno potenza del lampo la ricarica è molto più veloce. Ovviamente, anche in questo caso, il tempo tra due lampi tenderà ad aumentare, anche se molto più lentamente, richiedendo meno sforzo alle batterie stesse.
IMPORTANTE:
Con la perdita della carica della pila, non si perde la potenza del lampo!
Il lampo ha sempre la stessa intensità, quello che cambia è la sua durata e la durata tra una carica e l’altra.
FLASH ALIMENTATI A LITIO
Negli ultimi anni sono stati messi sul mercato dei flash speedlight alimentati da batterie al litio.
Il primo produttore è la svedese Profoto con il modello A1, definito dal brand: “la luce da studio più piccola al mondo”.
Il vantaggio è:
– la grande durata della batteria (250 scatti a piena potenza);
– l’assoluta uniformità di luce emessa;
– tempo di ricarica veloce dal primo all’ultimo lampo.
Ovviamente sono unità abbastanza costose e dedicate ad un uso professionale, ma va detto che un modello simile è stato costruito dalla Godox e il suo costo è molto più accessibile.
La grande differenza tra flash alimentati al litio e quelli alimentati dalle batterie stilo è la velocità di pronto flash: con i primi possiamo scattare a raffica e il tempo di ricarica rimane costante dal primo all’ultimo scatto.
IL NUMERO GUIDA
Mentre nei flash da studio la potenza viene espressa in watt/secondo, negli speedlight viene espressa dal “numero guida – NR”, riconosciuto universalmente da tutti i produttori.
Il numero guida, NR, viene indicato nelle caratteristiche tecniche del flash stesso e indica la sua potenza.
Era molto importante nella fotografia analogica e ancora prima dell’invenzione del TTL, ovvero del sistema esposimetrico del flash, ma con le nuove tecnologie digitali ci interessa soltanto per conoscere la potenza di un flash.
L’NG viene sempre espresso in sensibilità di 100 ISO e si calcola in questo modo:
1) CALCOLARE DA CHE DISTANZA DEVO SCATTARE:
Per ipotesi simuliamo di avere un flash con NG 40 e supponiamo di aver impostato:
– un tempo di 1/200 o 1/250, che è il tempo di syncro flash della maggior parte delle fotocamere;
– il flash a piena potenza;
– un diaframma 5,6.
La formula da svolgere è la seguente: NG : f = m di distanza per lo scatto
40 : 5,6 = 7,14 m
Vale a dire che con questi parametri avremo la giusta luce su un soggetto posto a circa 7mt dal flash.
2) CALCOLARE IL DIAFRAMMA DA IMPOSTARE:
Ora facciamo il calcolo inverso.
Supponiamo sempre di usare un flash con NG 40 e di avere un soggetto a 8 metri dal flash.
La formula da svolgere è la seguente: NG : m = f da utilizzare
40:8 = 5
Divideremo NG 40 / 8 mt e dovremo impostare un diaframma 5.
Ricapitolando:
NG : diaframma = distanza soggetto
NG : distanza = diaframma da impostare
Da sottolineare che quasi sempre questi calcoli sono espressi ad un valore di zoom del flash di 105mm.
Se l’obiettivo è un grandangolare, il fascio luminoso si allarga e l’incidenza si riduce.
LA PARABOLA ZOOM “LUNGHEZZA FOCALE” DEL FLASH
La parabola zoom modifica l’angolo di apertura della luce emessa dal flash, è la sua “lunghezza focale”.
Si misura in millimetri, esattamente come per gli obbiettivi.
A 24 mm corrisponde un angolo ampio, mentre a 105 un angolo ridotto.
Alcuni flash possono variare da 20 a 200mm, ma generalmente, specie nelle unità un po’
più datate o economiche, il range varia dai 24 ai 105mm, l’equivalente di un obbiettivo tuttofare.
Gestire la parabola zoom ci permette di concentrare o allargare il fascio luminoso a seconda delle necessità della situazione fotografica del momento.
La parabola zoom può essere impostata in modo manuale a nostro piacimento, oppure gestita in automatico attraverso il TTL. In questo caso seguirà esattamente la lunghezza focale dell’obbiettivo (si chiama “focale equivalente”).
Da ricordare: la linguetta estraibile che si trova all’interno della testa del flash una volta abbassata porta la focale a 14mm.
Purtroppo questo accessorio mangia un bel po’ di potenza del flash, quindi non è pensabile utilizzarlo con successo ad esempio in una cerimonia nuziale per illuminare tutta la platea.
Quindi, la potenza del flash dipenda anche dalla sua focale/zoom.
Per fare un esempio: a 1/8 di potenza del lampo, avremo molta meno luce a focale 24mm che a focale 105mm.
Usando il flash off camera, abbiamo la necessità di avere una focale/zoom del flash costante, specialmente se sulla fotocamera montiamo un obbiettivo zoom.
Noi potremmo avvicinarci o allontanarci dal nostro soggetto (supponiamo un ritratto) e zoommare o dezoommare ma vogliamo che la luce del flash sia costante.
di Rino Tesio, Angel di IO FOTOGRAFO©